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Oggi si sono riuniti gli avvocati eletti che formano il nuovo consiglio dell’Ordine per il quadriennio 2023/2026. I membri all’unanimità hanno scelto come presidente la collega Rita Cavezzuti. Inoltre, hanno eletto quale consigliere segretario Alessandra Joseph e come tesoriere Riccardo La Ferla Omiccioli.
Sono state conferite le deleghe e assegnati gli incarichi agli altri consiglieri. L'organo collegiale è quindi composto da Paolo Emilio Ammirati, Francesca Arcangioli, Enzo Benincasa, Antonella Calussi, Nicola Fabbri, Piero Melani Graverini, David Scarabicchi e Elisa Valentini.
Era finito a processo con l'accusa di aver ricevuto un trattamento preferenziale alla dogana di Arezzo legato all'esportazione di capi d'abbigliamento made in Italy. Piero Iacomoni, imprenditore aretino, fondatore e presidente di Monnalisa, è stato invece assolto dal giudice monocratico del tribunale di Arezzo perché il fatto non sussiste.
La storia, venuta a galla tre anni fa, ruotava intorno a una documentazione sospetta riguardante l'export di vestiti per bambini (valore 60mila euro) verso la Serbia. Difeso dall'avvocato David Scarabicchi, Iacomoni si era sempre professato sereno.
Nei giorni scorsi la sentenza gli ha dato ragione, riaprendo per lui la strada che porta al conferimento del titolo di cavaliere del lavoro, momentaneamente sospeso in attesa del pronunciamento del giudice.
Un parere di sette pagine è quello che l'avvocato David Scarabicchi ha redatto per conto di Coingas per dirimere il caso che si è venuto a creare intorno alla costituzione di parte civile della stessa Spa in tempo utile per l'udienza preliminare per il processo Coingas-Estra fissata per il 23 marzo al tribunale di Arezzo dove compariranno nella veste di imputati 13 nomi della vita politica e amministrativa della città. Tra questi il sindaco Alessandro Ghinelli, l'assessore al bilancio Alberto Merelli, il presidente attuale di Coingas Franco Scortecci e il predecessore Sergio Staderini.
Dopo l'esposizione orale nella giornata di lunedì nel corso dell'assemblea dei soci di Coingas, il documento è stato spedito ai sindaci che la compongono e che erano in gran parte presenti all'appuntamento in quanto considerato importante per la votazione all'ordine del giorno sulla stessa costituzione di Coingas nel procedimento che si aprirà il mese prossimo con l'udienza preliminare.
Il parere è stato richiesto dopo che il Comune di Arezzo rappresentato dalla vicesindaca Lucia Tanti aveva espresso dubbi circa la necessità di preparare subito un'azione civile all'interno del procedimento penale e non dopo il rinvio a giudizio.
Sette pagine per illustrare la costituzione di parte civile e l'udienza preliminare
Nel parere innanzitutto si pone in evidenza che Coingas è qualificata come 'persona offesa' nella richiesta di rinvio a giudizio formulata dal procuratore Roberto Rossi e che il legislatore le attribuisce "un ruolo quasi di spalla del Pm". In sintesi le competono 'i poteri cosiddetti sollecitatori previsti dall'articolo 90 del codice di procedura penale tali da permettere alla stessa di supportare l'accusa pubblica e di vigilare sul perseguimento del reato dalla cui commissione è risultato leso il bene giuridico di cui è titolare".
Il legale espone poi la giurisprudenza utile a dirimere il caso per poi arrivare alla conclusione specifica che riguarda Coingas, l'azienda pubblica i cui soci sono i Comuni e che deve decidere domani in sede di assemblea sulla costituzione di parte civile nell'udienza in cui sia l'attuale amministratore unico che il suo predecessore sono a vario titolo imputati.
In merito alla natura dell'udienza preliminare l'avvocato scrive chiaramente che "la mancata costituzione nel processo penale come parte civile della persona offesa precluda irreversibilmente a quest'ultima di spiegare domande risarcitorie a proprio favore in sede di giudizio abbreviato e di ottenere il rimborso delle spese processuali di costituzione di parte civile nell'ambito del cosiddetto patteggiamento." Una circostanza affatto da escludere in questo caso.
Il conflitto d'interessi dell'amministratore unico di Coingas
Franco Scortecci, amministratore unico di Coingas, è anch'egli imputato così come da richiesta di rinvio a giudizio emessa dal Pm. Per questo il legale si è soffermato ad analizzare il suo ruolo e la procedura prevista per la costituzione di parte
A processo con l'accusa di aver ucciso una gattina di 7 mesi con un colpo di carabina ad aria compressa. L'imputato è un 60enne valdarnese, che secondo la procura di Arezzo fu l'autore del terribile gesto.
La vicenda approdata ieri in tribunale risale al dicembre 2020 e avvenne in una frazione alle porte di Montevarchi. Luna, la micina vittima dello sparo, fu trovata dalla proprietaria nei pressi dell'abitazione, riversa a terra in fin di vita: morì dopo una lenta agonia. Inizialmente pensarono ad un malore, ma il veterinario fugò ogni dubbio: era stata uccisa con uno sparo.
Il presunto colpevole fu individuato e denunciato alcune settimane dopo dai Carabinieri della stazione di Levane: si tratta di un uomo incensurato, residente nella zona. Stando a quanto emerso dalle indagini, il 60enne in più circostanze avrebbe manifestato la propria insofferenza nei confronti degli animali. Proprio per questo i militari chiesero un decreto di perquisizione e sequestrarono la carabina e due pistole: tutte armi ad aria compressa, legalmente dentenute.
Ieri ha preso il via il processo. La pm Laura Taddei, titolare dell'inchiesta, ha chiesto il giudizio immediato. Di fronte al giudice Michele Nisticò quattro associazioni si sono costituite parte civile: Gaia Animali e Ambiente (rappresentata dai legali Simona Innocenti e Tommaso Scarabicchi), Wwf, Oipa ed Enpa.
L'imputato, assistito dall'avvocato Rinaldo Neri, ha chiesto la messa alla prova. Adesso l'uomo dovrà contattare l'ufficio Esecuzione penale esterna del tribunale di Arezzo e stilare un programma di lavori di pubblica utilità che abbiano anche a che fare con la tutela degli animali.
Il processo è stato rinviato al prossimo luglio quando verrà celebrata un'udienza nella quale il giudice dovrà decidere se accogliere il programma presentato dall'imputato. In caso la richiesta venisse rigettata l'uomo rischierebbe una pena di due anni.
Il mezzo sul quale aveva caricato taniche di gasolio trafugate da un altro camion è stato dissequestrato questa mattina. L'azienda per la quale il 43enne arrestato ieri stava lavorando si è dichiarata estranea al fatto, ed il carico - che doveva giungere in Spagna - è stato restituito al proprietario e potrà proseguire nel suo viaggio. E' quanto è stato deciso dal tribunale di Arezzo questa mattina.
L'azienda, assistita dal legale Tommaso Scarabicchi, ha dichiarato di non essere a conoscenza della condotta del dipendente. L'uomo, camionista originario dell'Europa dell'est, incensurato e senza fissa dimora in Italia, è accusato di furto aggravato ed è in attesa di un procedimento penale. Si è dichiarato pentito del gesto e dispiaciuto del danno che ha causato sia nei confronti della società proprietaria del mezzo sequestrato, sia nei confronti dell'azienda che attendeva la consegna.
Il camion, con il suo carico di abiti e accessori, potrà dunque ripartire alla volta della penisola iberica.
La vicenda
Il 43enne è stato scoperto mentre attingeva del gasolio dal serbatoio di un collega, fermo a dormire all’interno di un’area di sosta. Era l'1 di notte quando l'autotrasportatore vittima del furto, che si trovava nel suo mezzo nell'area di parcheggio Civitella, è stato svegliato da alcuni rumori provenienti. Temendo di essere vittima di un furto ha chiesto aiuto al Centro Operativo della Polizia Stradale di Firenze, che ha immediatamente inviato sul posto le pattuglie della Sottosezione di Battifolle in servizio di vigilanza lungo l’autostrada del Sole.
I poliziotti sono piombati al buio e all’improvviso, sorprendendo così l’uomo intento a estrarre, con una pompa, il gasolio dal serbatoio di un autotreno.
Arrestato, presto per lui - difeso sempre dall'avvocato Scarabicchi - prenderà il via il processo.
Peculato. È questa l'accusa mossa dalla procura della Repubblica a un infermiere della Asl Toscana sud est chiamato a difendersi davanti al giudice del tribunale di Arezzo. È stata fissata per il 23 gennaio la discussione con sentenza del caso che ha chiamato alla sbarra un dipendente dell'azienda sanitaria, infermiere con esperienza trentennale in forza all'ospedale San Donato di Arezzo, dopo essere stato trovato in un presunto stato di overdose durante il servizio. Così, come riporta il Corriere di Arezzo, la vicenda risale al 2019 ed è stata ripercorsa proprio in questi giorni nelle aule giudiziarie. Stando a quanto appreso, l'infermiere sarebbe accusato di aver sottratto una decina di fiale di anestetico oppioide in dotazione alle sale operatorie del nosocomio. In una di queste circostanze, si sarebbe inoculato del medicinale durante l'orario di lavoro provocandosi un'overdose dovuta, secondo quanto sostenuto dall'accusa, all'assuzione di una quantità eccessiva di anestetico. Sarebbe stato in seguito a quest'ultimo episodio che avrebbero preso il via gli accertamenti da parte della procura. Tesi completamente respinta dall'infermiere che, col supporto dell'avvocato David Scarabicchi, si è fermamente dichiarato innocente ed estraneo ai fatti. Nel procedimento, per cui il 23 gennaio è prevista la sentenza, la Asl Toscana sud est si è costituita parte civile ed è rappresentata dall'avvocato Luca Fanfani.
Un incontro per spiegare come riconoscere e affrontare la dipendenza da gioco d’azzardo.
“È ancora un gioco?” è il titolo di una serata di confronto e di approfondimento in programma alle 21.15 di venerdì 10 novembre al circolo Acli “Igino Ralli” di San Leo dedicata alla delicata tematica di stretta attualità della ludopatia.
L’appuntamento è promosso dalle Acli regionali della Toscana e dalle Acli provinciali di Arezzo insieme ad Arci Toscana e ad Anci Toscana all’interno del Piano Regionale di Contrasto al Gioco d’Azzardo Patologico, con la volontà di condurre un’azione di sensibilizzazione con cui coinvolgere i cittadini e gli operatori dei circoli territoriali.
L’incontro di San Leo sarà aperto dai saluti e dall’introduzione di Elena Pampana (vicepresidente delle Acli regionali), poi entrerà nel vivo con l’approfondimento giuridico-legale da parte dell’avvocato Tommaso Scarabicchi e con le relazioni della dottoressa Valentina Cocci e della dottoressa Silvia Dragoni dei Servizi per le Dipendenze di Arezzo.
Il coinvolgimento del Ser.D. permetterà di entrare nello specifico del problema del gioco d’azzardo a livello locale e di presentare i percorsi di prevenzione e riabilitazione, le modalità di accesso e le funzioni di cura, andando a costituire una rete capace di rispondere ai bisogni del territorio.
Una particolare attenzione verrà orientata verso i circoli, vere cellule delle Acli diffuse tra città e piccole frazioni, che configurano punti di riferimento per individuare le situazioni di emergenza e per attivare interventi di avvicinamento e orientamento ai servizi previsti dal pubblico e dal privato sociale.
«Il gioco d’azzardo - spiega Pampana, - è un fenomeno sociale in crescita, dunque è importante definirne i contorni e caratterizzare i comportamenti nella popolazione
In quest’ottica, la sensibilizzazione è fondamentale per affrontare le ludopatie, con i nostri circoli che possono configurarsi come interlocutori fidelizzati sul territorio e come punti di riferimento per le persone fragili o a rischio di esclusione sociale».
Una squalifica ridotta di quasi due terzi - da 15 a sei mesi - e un sospiro di sollievo per la società sportiva della Monterchiese e per il suo portiere, Simone Poderini.
Il calciatore era stato condannato dal giudice sportivo ad una pesantissima squalifica in seguito a quanto avvenuto durante la partita giocata lo il 24 settembre scorso contro il Pestello. Era accusato di aver "colpito alla schiena" l'arbitro.
La società però, assistita dall'avvocato Tommaso Scarabicchi, ha presentato ricorso alla Corte d'appello sportiva di Firenze. E nei giorni scorsi è arrivata la sentenza. Secondo la corte fiorentina il giocatore non sarebbe stato violento, ma avrebbe avuto un atteggiamento ironico e sarcastico in risposta ad un'osservazione del direttore di gara. Inoltre nel supplemento di rapporto, l'arbitro avrebbe ridimensionato la vicenda, sfumando la presunta violenza dell'azione.
Oggi il commento della società sportiva: "Con il presente comunicato intendiamo manifestare profonda soddisfazione per la sentenza della Corte d'Appello Sportiva di Firenze, che ha ritenuto di ridurre in modo più che significativo la squalifica inflitta al nostro tesserato Simone Poderini.
L'eccezionale severità del provvedimento di primo grado – 15 mesi di squalifica – oltre a provocare gravi conseguenze per la carriera sportiva del giocatore, si era riflettuta anche sulla sfera privata dello stesso Simone, sottoposto ad una gogna mediatica a seguito dell'eccezionale clamore suscitato dalla notizia.
Esprimiamo dunque profonda soddisfazione per l'esito del reclamo, proposto dall'avvocato Tommaso Scarabicchi, che è stato ritenuto meritevole di accoglimento sia da un punto di vista fattuale, sia da un punto di vista giuridico. E' stato dunque appurato che i fatti non si sono svolti esattamente come descritto nel rapporto dell'Arbitro, che ha dovuto correggere il tiro: Simone infatti si era rivolto al Direttore di Gara in modo esclusivamente ironico, mai violento od offensivo.
Ci teniamo dunque ad esprimere la nostra gratitudine alla Corte Sportiva d'Appello di Firenze che, comprendendo la situazione, ha ridotto la squalifica di ben 9 mesi, ed all'Avvocato Tommaso Scarabicchi per la competenza dimostrata".
Adesso Poderini potrà tornare in campo ben prima del 24 dicembre 2024.